A sostegno di un nuovo spazio per un sapere libero a Pavia

Pubblichiamo un appello a ricercatori, docenti, lavoratrici e lavoratori della conoscenza a sostegno dello Spazio di Mutuo Soccorso ex-Mondino occupato. Per sottoscriverlo, inviare un’email a: studentincrisi [at] gmail.com [Version Française] [English Version]

A sostegno di un nuovo spazio per un sapere libero a Pavia.

Il processo di riforma permanente della scuola e dell’università si è tradotto in un grave danno a scapito di tutti coloro che lavorano, studiano e fanno ricerca.
L’università italiana in particolare si va trasformando in una struttura incapace di  prendersi cura in modo autentico dei saperi (ammesso che ne sia stata mai capace).
Appoggiamo con convinzione e sosteniamo l’azione condotta dal movimento studentesco a Pavia che, attraverso l’occupazione di uno spazio dismesso di proprietà dell’Ateneo,  propone un percorso di autoformazione in grado di produrre senso critico e di contrastare la caduta libera che coinvolge l’intero mondo universitario, sempre più ridotto ad un luogo di produzione di conoscenze routinarie e passive.
Inoltre, contro l’esternalizzazione dei servizi e la tendenza sempre più presente a ridefinire in termini privatistici (e falsamente meritocratici) il diritto allo studio, gli studenti pavesi si mobilitano per costruire un’esperienza di mutuo soccorso che ci appare quanto mai necessaria data la condizione di precarietà che in modo sempre più pervasivo colpisce ampi
strati della società.

Primi firmatari:
Andrea Fumagalli (Università Pavia)
Stefano Lucarelli (Università Bergamo e Pavia)
Cristina Morini (giornalista Rcs, Milano)
Gianfranco Morosato (Editor, Ombre Corte Verona)
Sandro Mezzadra (Università Bologna)
Adelino Zanini (Università Ancona)
Carlo Vercellone (Université de Paris1 Panthéon-Sorbonne)
Gigi Roggero (Università Bologna)
Spartaco Greppi (Scuola universitaria della Svizzera italiana, Lugano-Manno, Svizzera)
Anna Curcio (UniNomade, Italia)
Raffaele Sciortino (saggista, Torino)
Federico Chicchi (Università Bologna)
Gianni Malossi (advertiser, Milano)
Tiziana Villani (Millepiani, Milano-Parigi)
Sergio Bianchi (Editor, Derive Approdi, Roma)
Ilaria Bussoni (Editor, Derive Approdi, Roma)
Brunello Mantelli (Università di Torino)
Clio Pinzingrilli (Scrittore)
Monica Quirico (Università Torino)
Andrea Membretti (Università Pavia)
Ugo Mattei (Università Torino e Berkeley)
Massimiliano Guareschi (Università di Genova)
Daniela Palma (ENEA)
Simona Paravagna (Università di Genova)
Paolo Vignola (Università di Genova)
Marco Passarella (Università di Bergamo)
Mario Seccareccia (University of Ottawa)
Giulio Palermo (Università di Brescia)
Emiliana Ermano (Università Torino)
Velia Minicozzi (Università di Roma Tor Vergata)
Francesca Coin (Università Cà Foscari, Venezia)
Alessandro Pandolfi (Università Urbino)
Steve Wright (Monash University, Australia)
Claudio Gnesutta (Università di Roma – La Sapienza)
Enza Caruso (Università di Perugia)
Roberta Pompili (Università di Perugia)
Michel Bauwens (Peer to Peer Foundation)
Andrea Ricci (Università Urbino)
Beppe Allegri (Università di Roma La Sapienza)
Cecilia Rubiolo (Università Torino)
Peter D. Thomas (Brunel University)
Enda Brophy (Simon Fraser University, Vancouver)
Silvia Masiero (London School of Economics and Political Science)
Alberto Toscano (Goldsmiths University of London)
Emrehan Zeybekoğlu (Marmara University Istanbul)
Ingbert Floyd (University of Illinois at Urbana-Champaign)
George Caffentzis (University of Southern Maine)
Zack Dowson (Newcastle College)
Rodrigo Nunes (PUCRS – Brasile / rivista Turbulence – www.turbulence.org.uk )
Alessandra Renzi (Ryerson University, Toronto)
Paolo Ferloni (Università di Pavia)
Paul Bouffartigue (Universités de la Méditerranée et de Provence)
Piero Majocchi (Dipartimento di Storia, Università di Padova)
Antonio Negri (Uninomade Parigi)
Judith Revel (Università di Parigi – Sorbonne)
Martina Renzi (CCHS-CSIC Madrid)
Giorgio Gattei (Università di Bologna)
Marcos Supervielle (Universidad de la República Oriental del Uruguay)
Myriam Lambelet (Imperial College London)

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Foto SMS ex-mondino

Pubblichiamo alcune prime foto dal corteo e dall’occupazione di ieri

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Nasce lo Spazio di Mutuo Soccorso!

Studenti in Crisi e C.A.S.P durante il corteo cittadino di oggi hanno deciso di occupare uno stabile dell’università per creare un nuovo spazio sociale adibito al mutuo soccorso studentesco dove inserire copypoint, aule studio, uno studentato, e vari laboratori. L’occupazione è iniziata alle 11, chiunque possa venga a dare sostegno o a visitare il posto. A presto nuove info. Di seguito il comunicato.

Nasce lo Spazio di Mutuo Soccorso Ex-Mondino

Da due anni riempiamo e occupiamo le strade, le piazze, le aule e le scuole. Ci opponiamo alla pochezza del presente e alla negazione del futuro. Il nostro grido si è levato in alto, ma il potere è sordo. Non indietreggiamo davanti agli attacchi che negano i diritti che vorremmo e riducono quelli esistenti. Resistiamo, e non siamo i soli.

Non casualmente siamo oggi in piazza, a fianco dei metalmeccanici in sciopero. La retorica della produttività, dell’efficienza e della competizione vorrebbe sacrificare sull’altare della crisi una molteplicità di soggetti sociali. La risposta di chi in fabbrica si oppone ai ricatti di Marchionne e di chi a scuola e in università combatte la riforma Gelmini è la costruzione di un’ampia coalizione di forze sociali.

In quanto studentesse e studenti, subiamo un processo di riforma permanente dell’istruzione iniziato da vent’anni. Questa riforma permanente mira alla normalizzazione e all’introiezione di schemi mentali e categorie di giudizio compatibili con l’accettazione passiva di un rapporto lavorativo precario. Questa riforma permanente agevola la svalutazione sul mercato del lavoro delle nostre conoscenze. Da ultimo sono arrivati i tagli, la riduzione dei servizi, gli aumenti delle tasse, l’indebitamento studentesco, il lavoro gratuito.

Tutto questo, anche a Pavia, dove, inoltre, le politiche immobiliari ed edilizie dell’ateneo sono andate verso la svendita del patrimonio pubblico. Come interpretare altrimenti a vendita del palazzo sede delle segreterie umanistiche e del dipartimento di lingue per reperire capitali da investire in ristrutturazioni? Oppure la concessione alla fondazione privata Alma Mater Ticinensis di una parte di Palazzo Vistarino in cambio di un contributo per la sua ristrutturazione? Palazzo Vistarino diventerà sede di una foresteria “di lusso”, alla faccia del diritto di studio degli studenti. A chi non spetterà una delle rare borse di studio sopravvissute ai tagli toccherà rivolgersi al mercato degli affitti, con speculatori e contratti in nero.

Passiamo all’offensiva. Non reclamiamo diritti, ma li conquistiamo. Non conserviamo l’esistente, avanziamo proposte. Pratichiamo welfare dal basso, in autonomia. Costruiamo servizi gratuiti. Nel S.M.S. Ex-Mondino facciamo questo.

Ai saperi nozionistici parcellizzati calati dall’alto contrapponiamo l’autoformazione. Per questo stiamo allestendo una sala seminari e un’aula studio dotata di internet. Nella prima terremo corsi autogestiti alternativi agli stage, laboratori foto e video, corsi di informatica, uno spazio per l’autoformazione.

Apriamo un nuovo collegio, da affiancare a quelli storicamente presenti in città. Uno studentato e una mensa, quindi. Con una novità, per tutti coloro che hanno bisogno di un posto letto solo sporadicamente: il primo ostello cittadino. Come ogni collegio, sarà dotato di uno spazio ricreativo comune, rigenerante e antistress.

Allestiamo un Infoshop/Copypoint/Libreria/Archivio. Mettiamo a disposizione, insieme a una fotocopiatrice, libri e materiali didattici, a prezzi di costo. I diritti si conquistano, ma occorre conoscerli, ed è per questo che apriremo uno sportello dedicato ai diritti: casa, lavoro, scuola, università.

Student* in crisi
CASP

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Autonomia Mutualismo Autoformazione

Scarica, cliccando sull’immagine a fianco, il documento  Autonomia Mutualismo Autoformazione. Appunti e spunti dal movimento per andare oltre l’approvazione del DDL Gelmini, elaborato nelle ultime assemblee studentesche.

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VERSO IL 28 GENNAIO

Il 28 gennaio è la data che gli operai metalmeccanici della FIOM hanno scelto per lo sciopero con il quale si oppongono alle sanguinose politiche aziendali di Marchionne. In quella data anche gli studenti di tutta Italia scenderanno in piazza. Non solo perchè condividono ed appoggiano le ragioni della loro protesta, ma anche per affermare che la logica sottostante alla cancellazione dei diritti operata dai vertici Fiat è la stessa che ha mosso la mano del ministro Gelmini nel dare il colpo di grazia al sistema universitario. La precarizzazione del futuro e quella del presente, la cancellazione di diritti fondamentali come quello di sciopero o allo studio sono le linee di un quadro che raffigura ingiustizia e povertà, soprusi e sfruttamento. Come ci dimostrano le cronache che vengono da Londra o Atene, Parigi o Tunisi c’è un’intera generazione che si vede ipotecare il futuro nel nome di una crisi provocata dall’avidità degli speculatori finanziari e che i governi vorrebbero scaricare interamente sulle spalle di precari, operai e studenti.

Difendere i diritti vuol dire conquistarli per tutti, perciò siamo solidali con lo sciopero dei metalmeccanici e con tutti quei precari, stagisti, partite iva del nuovo millennio che il diritto allo sciopero non lo hanno mai avuto. Se è vero che Pavia è stata abbandonata dalle fabbriche e che pochi sono gli operai rimasti, è ancor più vero che questa città nasconde in ogni angolo precariato, lavoro nero e speculazione. Alla logica del divide et impera che ci vuole soli ed isolati perché più deboli, nei nostri contratti individuali o nella finta meritocrazia di un prestito d’onore, nella partita iva o nel contratto di ricerca a termine, rispondiamo con la volontà collettiva di conquistare i nostri diritti: alla casa, al lavoro, alla dignità, allo studio, al futuro.

MUTUALISMO, AUTOFORMAZIONE, SERVIZI AUTOGESTITI.

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sciopero FIOM 28 gennaio

Contro il furto dei diritti che caratterizza Studenti e Lavoratori
per la costruzione di Servizi autogestiti dagli studenti
per l’autoformazione
nella giornata di sciopero generale dei Metalmeccanici..

Corteo VENERDì 28 GENNAIO
ore 8.30 Liceo Copernico
ore 9.00 Università Centrale

Student* in Crisi
Atmosfera Esplosiva – Comitato Autonomo Studenti Pavesi

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assemblea

mercoledì 12 gennaio h. 16.30 in aula magna sotterranea

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Gli studenti fanno paura

Massimo Stella, Patrizia Pinotti*
Gli studenti fanno paura

Questo movimento degli studenti fa paura a tutti. Lo si capisce molto bene dalle reazioni immediate ai poli opposti delle appartenenze e dell’opinione: da Saviano a Gasparri. Questi studenti fanno paura tanto a chi auspicava la protesta quanto a chi pensa che non abbia ragione di esistere. Il dibattito sui moti del 14 dicembre è stato monopolizzato da due parole: disagio e violenza. Intellettuali, giornalisti, scrittori, politici non hanno parlato che di disagio e di violenza. E si tratta di due parole assolutamente vuote. Il disagio è evidente ed è di tutti. Quanto alla violenza di piazza, i poliziotti sono pagati per fare un mestiere (come un insegnante o un operaio) e chi va in manifestazione per picchiare o spaccare sa benissimo che compie un atto illegale. Questo è tutto quello che c’è da dire sulla violenza di piazza. Forti di queste due parole vuote, sono tutti pronti, però, a dare il voto in condotta – «ci sono studenti per bene e poi c’è la feccia senza cultura e senza criterio» – cui segue l’immancabile lezione morale – «ragazzi state attenti a non farvi strumentalizzare. Dovete condannare la violenza». Al voto in condotta e alla conseguente lezione morale si aggiunge infine la lezione di economia: «Ma non vi rendete conto che il modello assistenziale da voi sostenuto non è più possibile? Che bisogna incominciare a premiare il merito e l’efficienza?».

Questi studenti non hanno bisogno di alcuna lezione. Di fronte a questi studenti bisogna fare un passo indietro, chiudere la bocca, una volta tanto, e pensare. Pensare soprattutto a noi stessi e di noi. Perché questi studenti stanno parlando anche di noi. Se mai c’è un’analogia buona a capire, tra tutte quelle completamente sbagliate e velenose evocate in questi giorni – e quella più sbagliata e velenosa di tutte, lo diciamo all’insieme di coloro che l’hanno pensata tra sé o detta e scritta, è la «strategia della tensione» -, se c’è mai un’analogia buona, ci viene dalla storia delle donne: chi, quarant’anni fa, si è sentito addosso lo sguardo di una femminista incazzata, dovrebbe capire, oggi, che genere di sguardo è quello che gli studenti ci stanno puntando addosso. E il vero punto della questione non è certo costituito dalla riforma: da una riforma concepita come il cortocircuito di tutte le possibili istanze in gioco, e che, dunque, costituisce la trappola perfetta per ogni allodola – per i giovani ordinari carrieristi che, magari in quota Pd, si sono gettati a capofitto nella commissione parlamentare gelminiana, per i vecchi ordinari che smaniano di sterminare avversari con le fusioni dipartimentali e dei poli universitari, facendo man bassa di posti, per i ricercatori che aspirano a diventare associati per forza di legge, per gli studenti che si illudono di essere premiati un giorno per merito…

Troppi interessi, come si vede, impossibili a conciliarsi. E questi studenti lo sanno. Se non lo sanno, perché non conoscono i meccanismi interni, comunque lo intuiscono, come si suol dire, di pancia, perché ormai sono abituati ad essere fregati. Il punto è, piuttosto, che con i moti del 14 dicembre, non si riapre, né si ripete, ma, al contrario si chiude definitivamente un cerchio apertosi quarantadue anni fa. Né sappiamo ciò che potrà succedere in seguito e chiunque abbia previsioni è in cattiva fede, perché, dentro di sé, già spera che tutto finisca il più presto possibile e come sempre. Salvo il numero sempre più esiguo di privilegiati chiusi nel loro sempre più ristretto e diroccato cimitero, ma garantito da ogni governo, gli studenti di oggi, in modo del tutto diverso dagli studenti del ’68 e del ’77, sentono di vivere già adesso, sentono di essere predestinati in futuro a vivere vite di scarto, vite private di diritti in cui, per troppo poco tempo, sono stati cresciuti.
È la questione della gratuità dei diritti che gli studenti ci stanno sbattendo in faccia oggi, chiedendoci un resoconto. Loro ci chiedono: se vi siete svegliati sul fare del 2000 accorgendovi che i diritti – il diritto all’assistenza sanitaria, il diritto all’istruzione pubblica, il diritto al lavoro, il diritto al riposo, il diritto alla famiglia – accorgendovi che tutti questi diritti costano, e se si è trovata solo una soluzione, tagliarli il più possibile, restringerli fino a far soffocare la società civile, perché siamo noi a doverne fare le spese? Perché dobbiamo pagarlo solo noi tutto questo infinito conto? È una domanda precisa, lucidissima, implacabile. E adesso chi risponde? Il docente universitario che spera di ottenere un ordinariato con qualche università telematica o il barone che imperversa in concorsi in cui si chiacchiera delle commissioni prima dei sorteggi e dei vincitori prima degli esami? Il docente di liceo che deve certificare a livello europeo conoscenze, competenze e abilità, ma continua a dare i voti come negli anni cinquanta? L’imprenditore veneto che non vuole pagare le tasse, ma pretende gli aiuti nazionali per l’alluvione? L’industriale che esporta il lavoro all’estero, togliendo di qua per rapinare meglio di là ed eventualmente ritornare di qua solo se gli si dà la garanzia che i contratti varranno più dei lavoratori? Questa gente si sente di rispondere agli studenti?

Ecco perché gli studenti fanno paura. Ecco perché si preferisce parlare di disagio e di violenza. Chi è disposto ad assumersi delle responsabilità generazionali? E questo è l’altro punto cruciale. Loro ci dicono: abbiamo capito una legge antica e non scritta che da sempre governa questo paese. È la legge dell’atavico familismo amorale contadino: il vecchio fotte sistematicamente il giovane. Persino l’unico che salva, il figlio, lo salva soltanto perché è sua proprietà. Loro ci dicono: non sono mai stati belli i vecchi di questo paese: da quelle bocche spira un vento di malora e di miseria che ha raggiunto anche noi. Abbiamo letto Pavese e Fenoglio, abbiamo letto Vittorini e Sciascia, abbiamo letto Elsa Morante e Pier Paolo Pasolini. Abbiamo studiato la storia dal ’43 ad oggi. Tutto lo riconferma. I titoli di quei libri portati in manifestazione non sono una colorata e pacifica ventata di freschezza: quei libri sono lì per inchiodare i vecchi alle loro responsabilità. Hanno riaperto il pozzo della memoria. Hanno rimesso le mani in quell’intreccio di padri, figli, sorelle, fratelli, di letti, di campi, di faide tra parenti. Il campo e il falcetto sono ancora là. Il prete è ancora là nella parrocchia. La cognata è ancora nel letto del suocero. Dall’albero degli zoccoli pende ancora un destino e un auspicio di emigrazione: imparate le lingue e riprendete le vie del mondo, diceva De Gasperi ai giovani nel ’49. E mentre i giovani di oggi ci ficcano gli occhi in faccia e nell’anima con giusto furore, dalla loro protesta emerge la domanda che fa più paura di tutte: c’è un altro modo di pensare il futuro che non sia l’uccisione dei nostri diritti?

*Grecisti, precari della ricerca all’Università di Pavia

[da il Manifesto]

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grinch bloc

Alcune immagini del corteo notturno che per Natale ha regalato un po’ di monnezza alla CEPU.

A tutti gli student* medi e universitari, al corpo vivo della scuola e dell’università mobilitato contro il Ddl Gelmini, alla città di Pavia.

Mercoledì 22 dicembre abbiamo consegnato l’aula magna sotterranea, da noi occupata per 35 giorni, all’università. Vorremmo condividere il nostro bilancio su quest’esperienza e sulla mobilitazione di cui siamo stati protagonisti negli ultimi due mesi. Tenendo presente che il movimento – nonostante l’approvazione del Ddl Gelmini – non si ferma.
In questi due mesi si è aperta una nuova fase, nella quale la nostra sfida è ampliare gli orizzonti della nostra mobilitazione. Non c’è solo un’università pubblica consegnata ai privati, gestita in maniera ancora feudale, priva di risorse, che sostituisce il diritto allo studio con l’indebitamento e la cultura con le nozioni, che ci addestra alla precarietà. C’è un modello di società che ci ha tolto ogni prospettiva e ha dichiarato guerra al sapere critico e ai giovani. Non solo: con la scusa della crisi si estendono le condizioni di precarietà e ricattabilità dei lavoratori, si cancellano diritti anche a chi dovrebbe essere “garantito” da contratti collettivi e Statuto dei Lavoratori (come gli accordi agli stabilimenti Fiat di Pomigliano e Mirafiori dimostrano). E ancora, con i recenti tagli ai fondi per la cultura, l’editoria, i giornali, le radio, il teatro, il cinema indipendenti rischiano di scomparire e il veicolo del pensiero critico con essi. Ci fermiamo qui, ma l’elenco potrebbe essere – purtroppo – molto più lungo.

Passando dal generale al particolare, parliamo dell’occupazione dell’aula magna sotterranea. Pur essendo un’aula dell’università, non si può negare che sia stata occupata da TUTT* gli student*, medi e universitari, e che sia stata il quartier generale della mobilitazione pavese dal 17 novembre 2010 a oggi. Abbiamo infatti invitato professori, ricercatori e studenti per sperimentare forme di didattica alternativa, scommettendo sul sapere come arma imprescindibile di formazione di una coscienza critica, comprensione della realtà e rivendicazione di diritti. In quest’ottica si sono tenuti gruppi di studio per analizzare il contesto socio-economico su cui s’innesta il Ddl. Non sono mancate poi assemblee operative da cui sono partite le occupazioni delle scuole superiori e della facoltà di Lettere e Filosofia. Abbiamo dato vita al grande corteo del 30 novembre, durante il quale è stato bloccato il Ponte della Libertà; nonché al corteo notturno e rumoroso che ha attraversato il centro di Pavia il 21 dicembre, in cui il “Grinch Block” (in anteprima mondiale a Pavia!) ha scaricato sacchi di immondizia alla sede d ella Cepu, come giusto regalo di Natale per un’impresa che si è schierata con il “partito della riforma universitaria”.
Inoltre, fin dai primi giorni, sono state organizzate iniziative pubbliche, dimostrando di non riconoscerci in una logica di nicchia (o peggio ancora di ghetto!) e chiusura nei confronti del territorio: il 12 dicembre abbiamo ospitato la proiezione di un documentario sull’emergenza rifiuti in Campania e un’assemblea pubblica sugli abusi ambientali a Pavia e provincia, a cura degli attivisti di diversi comitati locali autorganizzati; la Ciclofficina Popolare Ciclopi ha potuto svolgere la propria attività in aula, riparandosi dal freddo e dalle intemperie. Infine abbiamo organizzato colazioni e aperitivi a prezzi popolari, e in generale momenti di aggregazione in una città spenta e ostile, che obbliga i giovani a peregrinare da un locale privato all’altro, senza spazi propri autogestiti, come se fossero portafogli ambulanti e non persone.

Lo spazio non è sufficiente per continuare questo elenco e ci preme ora parlare del domani. Pensiamo che quando ci vengono tolti i diritti tagliando i fondi destinati ai servizi, la prima cosa che possiamo fare è creare servizi autogestiti. In questo modo possiamo formare una rete, una catena d’aiuto reciproco tra tutti noi, student*, componenti della scuola, dell’università e della società in generale, così da creare un movimento autonomo con una base ampia ed eterogenea. Ed è su questo che intendiamo concentrarci nei prossimi mesi.
L’altra sfida in questa fase è ampliare il respiro della nostra mobilitazione – finora focalizzata sulla riforma Gelmini – per gettare le basi di un’unita coalizione sociale. Una rete che unisca tutte le lotte che oggi in Italia cercano di cambiare dal basso lo stato di cose presenti. Come si è visto nel corteo del 14 dicembre a Roma, già allora non eravamo soli: si sono mobilitati i lavoratori di Pomigliano e Mirafiori, gli abitanti di Terzigno e de L’Aquila, i comitati in difesa dei beni comuni come il No Tav della Val di Susa o il No Dal Molin di Vicenza. Possiamo vincere solo se ci uniamo agli altri movimenti che oggi rappresentano un’opposizione genuina a quel pensiero unico che vuole scaricare la crisi sui subordinati, imponendo tagli, austerità e sacrifici.

Questo è quanto. Ci vediamo mercoledì 12 gennaio, alle 16.30, sempre in aula magna sotterranea, per ricominciare a dare forma alle nostre idee.

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Corteo notturno Martedì 21

Maggiori informazionih 19>> aperitivo contro la crisi….vin brulè e panettone
h 21>> CORTEO notturno No Gelmini>>> ritrovo aula magna sotterranea occupata. PORTA Pentole e bidoni, fischietti e cornamuse
>> a seguire Grinch Party con reggae DJ set

GIORNATA DI MOBILITAZIONE IN VISTA DEL PASSAGGIO DEL DDL GELMINI AL SENATO

Oltre la fiducia e il DDL Gelmini riprendiamoci il futuro !!

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