grinch bloc

Alcune immagini del corteo notturno che per Natale ha regalato un po’ di monnezza alla CEPU.

A tutti gli student* medi e universitari, al corpo vivo della scuola e dell’università mobilitato contro il Ddl Gelmini, alla città di Pavia.

Mercoledì 22 dicembre abbiamo consegnato l’aula magna sotterranea, da noi occupata per 35 giorni, all’università. Vorremmo condividere il nostro bilancio su quest’esperienza e sulla mobilitazione di cui siamo stati protagonisti negli ultimi due mesi. Tenendo presente che il movimento – nonostante l’approvazione del Ddl Gelmini – non si ferma.
In questi due mesi si è aperta una nuova fase, nella quale la nostra sfida è ampliare gli orizzonti della nostra mobilitazione. Non c’è solo un’università pubblica consegnata ai privati, gestita in maniera ancora feudale, priva di risorse, che sostituisce il diritto allo studio con l’indebitamento e la cultura con le nozioni, che ci addestra alla precarietà. C’è un modello di società che ci ha tolto ogni prospettiva e ha dichiarato guerra al sapere critico e ai giovani. Non solo: con la scusa della crisi si estendono le condizioni di precarietà e ricattabilità dei lavoratori, si cancellano diritti anche a chi dovrebbe essere “garantito” da contratti collettivi e Statuto dei Lavoratori (come gli accordi agli stabilimenti Fiat di Pomigliano e Mirafiori dimostrano). E ancora, con i recenti tagli ai fondi per la cultura, l’editoria, i giornali, le radio, il teatro, il cinema indipendenti rischiano di scomparire e il veicolo del pensiero critico con essi. Ci fermiamo qui, ma l’elenco potrebbe essere – purtroppo – molto più lungo.

Passando dal generale al particolare, parliamo dell’occupazione dell’aula magna sotterranea. Pur essendo un’aula dell’università, non si può negare che sia stata occupata da TUTT* gli student*, medi e universitari, e che sia stata il quartier generale della mobilitazione pavese dal 17 novembre 2010 a oggi. Abbiamo infatti invitato professori, ricercatori e studenti per sperimentare forme di didattica alternativa, scommettendo sul sapere come arma imprescindibile di formazione di una coscienza critica, comprensione della realtà e rivendicazione di diritti. In quest’ottica si sono tenuti gruppi di studio per analizzare il contesto socio-economico su cui s’innesta il Ddl. Non sono mancate poi assemblee operative da cui sono partite le occupazioni delle scuole superiori e della facoltà di Lettere e Filosofia. Abbiamo dato vita al grande corteo del 30 novembre, durante il quale è stato bloccato il Ponte della Libertà; nonché al corteo notturno e rumoroso che ha attraversato il centro di Pavia il 21 dicembre, in cui il “Grinch Block” (in anteprima mondiale a Pavia!) ha scaricato sacchi di immondizia alla sede d ella Cepu, come giusto regalo di Natale per un’impresa che si è schierata con il “partito della riforma universitaria”.
Inoltre, fin dai primi giorni, sono state organizzate iniziative pubbliche, dimostrando di non riconoscerci in una logica di nicchia (o peggio ancora di ghetto!) e chiusura nei confronti del territorio: il 12 dicembre abbiamo ospitato la proiezione di un documentario sull’emergenza rifiuti in Campania e un’assemblea pubblica sugli abusi ambientali a Pavia e provincia, a cura degli attivisti di diversi comitati locali autorganizzati; la Ciclofficina Popolare Ciclopi ha potuto svolgere la propria attività in aula, riparandosi dal freddo e dalle intemperie. Infine abbiamo organizzato colazioni e aperitivi a prezzi popolari, e in generale momenti di aggregazione in una città spenta e ostile, che obbliga i giovani a peregrinare da un locale privato all’altro, senza spazi propri autogestiti, come se fossero portafogli ambulanti e non persone.

Lo spazio non è sufficiente per continuare questo elenco e ci preme ora parlare del domani. Pensiamo che quando ci vengono tolti i diritti tagliando i fondi destinati ai servizi, la prima cosa che possiamo fare è creare servizi autogestiti. In questo modo possiamo formare una rete, una catena d’aiuto reciproco tra tutti noi, student*, componenti della scuola, dell’università e della società in generale, così da creare un movimento autonomo con una base ampia ed eterogenea. Ed è su questo che intendiamo concentrarci nei prossimi mesi.
L’altra sfida in questa fase è ampliare il respiro della nostra mobilitazione – finora focalizzata sulla riforma Gelmini – per gettare le basi di un’unita coalizione sociale. Una rete che unisca tutte le lotte che oggi in Italia cercano di cambiare dal basso lo stato di cose presenti. Come si è visto nel corteo del 14 dicembre a Roma, già allora non eravamo soli: si sono mobilitati i lavoratori di Pomigliano e Mirafiori, gli abitanti di Terzigno e de L’Aquila, i comitati in difesa dei beni comuni come il No Tav della Val di Susa o il No Dal Molin di Vicenza. Possiamo vincere solo se ci uniamo agli altri movimenti che oggi rappresentano un’opposizione genuina a quel pensiero unico che vuole scaricare la crisi sui subordinati, imponendo tagli, austerità e sacrifici.

Questo è quanto. Ci vediamo mercoledì 12 gennaio, alle 16.30, sempre in aula magna sotterranea, per ricominciare a dare forma alle nostre idee.

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