Invece di chiuderci dentro, ci espandiamo fuori! Uscita dall’Aula Magna Sotterranea

Giovedì 17 novembre 2011, giornata mondiale dello studente, mobilitazioni e cortei hanno attraversato le strade di molte città d’Italia. Il collettivo Student* in Crisi ha organizzato, assieme al C.A.S.P, comitato degli studenti delle superiori, un corteo per le strade del centro di Pavia, seguito da un’assemblea partecipata che si è conclusa con l’occupazione dell’Aula Magna Sotterranea.

Circa un anno fa la stessa aula era stata un punto di appoggio per la crescita della mobilitazione contro il ddl Gelmini, ed è proprio da questo laboratorio di analisi che abbiamo ampliato ed approfondito le nostre riflessioni e rivendicazioni. Nel clima di crisi generalizzata che sta flagellando tutta Europa, i tagli all’istruzione e al diritto allo studio rientrano nel prezzo che dobbiamo pagare per salvare le banche e la finanza. Per questo abbiamo deciso di iniziare un nuovo percorso, più definito e ricco di nuove iniziative, iniziando dalla conferenza con Guido Viale.

La nostra idea era di usare quest’aula come trampolino di lancio per iniziative che avrebbero potuto aprirci alla comunità e creare dei servizi usufruibili da tutti: utilizzarla come aula studio, considerando che al solito quelle offerte dall’Università sono stipate di persone ed è sempre impossibile trovare un posto, come luogo dove effettuare una rassegna stampa quotidiana, in modo da condividere le notizie e discuterne insieme, e organizzare conferenze e workshop (autoformazione).

Il Rettorato si è svelato nella sua miopia e incapacità ascoltare: laddove durante l’autunno di mobilitazione contro il DDL ha biecamente cavalcato la protesta, oggi risponde con minacce di denunce e sgomberi senza alcuna forma di dialogo: gli ambasciatori del rettore sono i questurini.

Ma come mai gli stessi baroni illuminati che l’anno scorso sono saliti sui tetti fingendosi interpreti delle rivendicazioni studentesche, quest’anno, invece, non hanno tollerato a priori il nostro atteggiamento?

Dialogare con gli studenti significa consegnarli direttamente nelle mani della questura?

Tutto questo è un deja vù! Lo scorso febbraio abbiamo dato vita allo Spazio di Mutuo Soccorso nella vecchia sede della clinica Mondino, iniziando a costruire servizi autogestiti dal basso: studentato, sala conferenze per seminari di autoformazione, mensa biologica a prezzi popolari, sportello per studenti migranti… solo per citarne alcuni. Tutto ciò insieme a lavoratori precari, disoccupati e realtà sociali colpite dalla crisi, con lo slogan PRIVATI DI TROPPO CI RIPRENDIAMO TUTTO!

Il progetto, valido e condiviso collettivamente, aveva inoltre il buon proposito di rivitalizzare lo stabile (in concessione d’uso all’università) altrimenti lasciato all’incuria e allo stato di abbandono.

La risposta a quest’azione è stata, nemmeno a dirlo, gretta e repressiva. Fingendo di volersi confrontare, il Rettore, senza degnarsi di trattare di persona, ha inviato i suoi delegati a millantare una volontà di contrattazione che di fatto non prevedeva alcun oggetto del contendere. Un diktat in piena regola.

Alla fine, dopo due settimane di false promesse e cavilli, le alte cariche dell’università hanno risposto alle pressanti rivendicazioni degli studenti con la forma di dialogo a loro più congeniale: sgombero, denunce, polizia, celere e inadempienza degli impegni presi.

D’altra parte, visti i precedenti, aspettarsi una risposta costruttiva e ponderata sarebbe stato quasi ingenuo: basti pensare alla pioggia di denunce ricaduta sugli studenti che occuparono il Rettorato per protestare contro l’aumento delle tasse, recentemente dichiarato illegittimo dal TAR. Rapportarsi alle istanze degli studenti, considerandole mere questioni di ordine pubblico, senza curarsi né della loro legittimità né della validità sembra il modus operandi di un’Università asservita agli interessi economici di pochi, anziché al tanto decantato benessere degli studenti. E’ desolante osservare come il luogo nel quale dovrebbero essere coltivati e incentivati saperi liberi e critici sia amministrato da baroni che antepongono al dialogo repressione e minacce.

Venerdì 18 novembre 2011, il Rettorato ha calato un’altra pietra tombale sulla democrazia in Università. Intimando ai ragazzi e le ragazze che avevano occupato l’Aula Magna Sotterranea di andarsene immediatamente, ha offerto come unica “ragionevole” alternativa una denuncia per occupazione abusiva e interruzione di pubblico servizio, senza curarsi nemmeno più di fingere una volontà di confronto. La minaccia di uno sgombero ha definitivamente segnato la fine di ogni forma di dialogo, minando alle fondamenta ogni anche solo accennata possibilità di interfacciarsi.

La nuova soglia di consapevolezza raggiunta ci porta da una parte a prendere atto dell’impossibilità di considerare l’Università come interlocutore, e dall’altra a progettare e concretizzare nuove forme di analisi e di lotta.

L’intenzione alla base dell’occupazione dell’Aula Magna Sotterranea era appunto quella di dare vita a un luogo di elaborazione e condivisione di saperi, e di portare avanti un percorso di mobilitazione, permettendo così di ricreare legami e costruire reti di rapporti tra le varie realtà di movimento della città e dell’Università. Trovandoci, date le minacce immediate di denunce e di sgombero, nell’impossibilità di concretizzare al meglio queste finalità, abbiamo deciso di essere noi a portare fuori progetti e rivendicazioni, invece che far convergere il tutto in unico punto. Ribadiamo fortemente la nostra volontà di raggiungere capillarmente ogni studente, in ogni facoltà, in ogni aula; nelle prossime settimane lanceremo assemblee di facoltà e momenti di discussione pubblica sulle tematiche che erano alla base dell’occupazione: crisi, debito, misure di austerity, tagli generalizzati all’Università pubblica etc. evidenziando l’indisponibilità totale al confronto e al dialogo da parte dell’Università.

Siamo usciti da un’aula per andare dappertutto.

Se il Rettore pensa di arrestare la protesta con denunce e polizia, che impedisca anche ai suoi studenti di riunirsi nei cortili e nelle aule: invece di chiuderci dentro, ci espandiamo fuori!

Per discutere collettivamente sulla crisi, sul debito e sulle misure di austerity calate dall’alto, e per continuare il percorso di mobilitazione in Università, nelle scuole e in città

ASSEMBLEE IN OGNI FACOLTA’

STUDENT* IN CRISI
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