Assemblee di facoltà verso il corteo del 17 novembre

Scienze Politiche: lunedì 15 h. 14 @ cortile di scienze politiche
Lettere e Filosofia: lunedì 15 h. 16 @ ingresso uni centrale
Economia: martedì 16 h. 14 @ cortile di economia

Banchetti informativi lunedì e martedì mattina in ingresso uni centrale e nel cortile di scienze politiche.

Assemblea interfacoltà: martedì 16 h. 16 @ cortile di scienze politiche

Pubblicato in Incontri e assemblee, Lotta e progetti | Commenti disabilitati su Assemblee di facoltà verso il corteo del 17 novembre

preoccu * party

Pubblicato in Idee di autofinanziamento, Incontri e assemblee, Presentazioni | Commenti disabilitati su preoccu * party

17 novembre CORTEO

17 novembre giornata mondiale di mobilitazione studentesca
Liberiamo il sapere
Riprendiamoci il Futuro
Fermiamo la Gelmini
Uniti contro la crisi verso lo sciopero generale
mercoledì 17 novembre CORTEO studentesco
h. 8,30 stazione FS
h. 9,30 ingresso università centrale
a fine corteo: assemblea

Pubblicato in Lotta e progetti | Commenti disabilitati su 17 novembre CORTEO

conto alla rovescia…assemblea di lettere e filosofia

E’ iniziato il conto alla rovescia. Dopo il rinvio del 13 ottobre scorso, il prossimo 23 novembre il Ddl Gelmini sarà discusso e approvato alla Camera.
Cosa ci aspetta?
Distruzione del Diritto allo studio
­Ingresso dei privati nei CdA delle università, a scapito dell’indipendenza della didattica
­Perdita consistente di democrazia negli organi di governo degli atenei
Tutto questo fa parte di un disegno ben programmato ed esistente da circa vent’anni che va verso lo smantellamento dell’istruzione e dell’università pubblica.
Taglio dei finanziamenti pubblici, blocco del turn­over, precarizzazione dei contratti di lavoro, sono solo gli ultimi colpi messi a segno da questo governo.
Fermare tutto questo è possibile, possiamo ribaltare la situazione. Come?
Discutiamone insieme: studenti, dottorandi, ricercatori, personale tecnico, docenti.
Assemblea di Facoltà di Lettere e Filosofia
Mercoledì 3 novembre, ore 14.00, aula L1, San Tommaso.
Le studentesse e gli studenti della Facoltà di Lettere e Filosofia

Scarica, stampa e diffondi il volantino assemblea

Pubblicato in Incontri e assemblee | Commenti disabilitati su conto alla rovescia…assemblea di lettere e filosofia

E’ uscito “echi dall’ateneo” n. 4

E’ uscito il nuovo numero di “echi dall’ateneo – esce quando serve”. Il n. 4 del novembre 2010 è un numero speciale dedicato al DDL Gelmini e si intitola “indisponibili a un futuro di macerie”.

Durante la IV conferenza d’ateneo sul DDL Gelmini il rettore avrebbe preferito non ascoltare quanto l’assemblea student* in crisi aveva da dire. Il tentativo di censura è fallito, ma se le nostre parole mettono così tanta paura ai baroni, allora siamo sulla buona strada. In questo numero di echi dall’ateneo pubblichiamo le trascrizioni integrali degli  interventi alla conferenza.

Qui puoi scaricare il n. 4 di “echi dall’ateneo” in formato PDF: 10_echi dall’ateneo n 4 .

Questo è l’indice:

Diritto allo studio

Ingresso dei privati negli organi universitari

Ricerca

Dequalificazione dell’università

Riflessioni e proposte per la creazione di un movimento no DDL a Pavia

Pubblicato in Lotta e progetti | Commenti disabilitati su E’ uscito “echi dall’ateneo” n. 4

Diritto allo studio

Rifiutiamo la metafora che vede l’Università come un esercito accerchiato, nel quale i generali ed i comandanti, scoraggiati, non hanno più lo spirito combattivo per difenderla mentre sarebbero i soldati semplici a desiderare ardentemente di poterlo fare ed a credere nella possibilità della vittoria. Ebbene la rifiutiamo perché rifiutiamo l’autorità di questi presunti generali e comandanti ed il nostro ruolo di soldati. La rifiutiamo perché non siamo disposti a combattere nessuna battaglia in difesa dell’esistente, quello che vogliamo ce lo dobbiamo ancora prendere.

Nel ddl Gelmini le agevolazioni e i contributi agli studenti non sono affrontati come norme di diritto allo studio, ma sotto il capitolo dedicato alla qualità ed efficienza del sistema universitario. Il disegno di legge “si colloca in una prospettiva che va al di là del mero diritto allo studio universitario, intendendo premiare coloro che eccellono negli studi, a livello nazionale, a prescindere dalla loro condizione economica”. A questo fine si istituisce il “fondo per il merito” (articolo 4), destinato a finanziare premi di studio, buoni studio (di cui una quota dipendente dai risultati accademici conseguiti deve essere restituita al termine degli studi) e prestiti d’onore. A questi strumenti si accede mediante selezione nell’ambito di prove nazionali standard, a pagamento.

La riforma cancella di fatto il diritto allo studio. In luogo di una redistribuzione verso gli studenti in condizioni economiche più difficili, il nuovo “fondo per il merito” redistribuisce risorse a favore dei più “bravi”, anche se ricchi. Parlare ancora dello studio come di un diritto è dunque assolutamente inappropriato nel nuovo sistema normativo. I richiami alla Costituzione possono avere in questo contesto carattere esclusivamente difensivo. L’articolo 34 afferma infatti che “I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Secondo i principi fondamentali della Repubblica, lo studio non è dunque un diritto universale, ma un diritto riservato ai capaci e meritevoli. L’articolo prosegue poi affermando che “La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso”. Il diritto allo studio è dunque inteso come competizione tra meritevoli, introducendo dunque la concorrenza tra compagni di percorso sin dalla condizione studentesca. Ma il problema più grande è che il concetto stesso di merito, enunciato in termini astratti, si scontra con i rapporti economici concreti prevalenti nel capitalismo, che impediscono di prescindere dalle condizioni economiche nel valutare chi effettivamente è più meritevole. Non si tiene per esempio conto, nella realizzazione della prova selettiva, del contesto socio-culturale o del percorso scolastico da cui il candidato proviene. È evidente che un contesto economico vantaggioso offre un numero di strumenti sia culturali che meramente economici diverso a seconda che si provenga da diversi starti sociali. La disponibilità di libri e strumenti a disposizione del figlio di un professore non sono gli stessi di cui dispone il figlio di un manovale.

Si vuole far notare inoltre come il processo di demandare il diritto al consumo ed il consumo al debito che si sta ora mettendo in atto con il diritto allo studio sia stato messo in atto precedentemente sul diritto alla casa. Proprio la crisi del debito dei mutui è ciò che ha innescato la crisi economica nella quale ci troviamo oggi immersi e che serve per giustificare le politiche di austerità e taglio che portano alle manovre di cui sopra. In sostanza un circolo vizioso che come strumento di risoluzione della crisi economica sa solo porre le basi per la successiva.

L’attuale riforma si inserisce nell’ambiguità normativa della costituzione, eliminando anche i parametri economici intesi a coniugare bisogno economico e merito, distribuendo le risorse solo in nome del merito. La Gelmini la chiama meritocrazia, ma il suo nome è selezione di classe. Il fatto poi che le prove nazionali siano a pagamento disincentiva la stessa partecipazione alle prove selettive da parte degli studenti privi di mezzi, determinando un sistema redistributivo al contrario: dai poveri ai ricchi. I contenuti delle prove per l’ottenimento dei contributi costituiranno infine un altro strumento di controllo centralizzato del pensiero scientifico come condizione per accedere al diritto allo studio, secondo test nazionali volti a uniformare e standardizzare le conoscenze secondo quanto ritenuto utile dal mondo politico-imprenditoriale.

Se la meritocrazia è la parola d’ordine nella cancellazione del diritto allo studio, qualità ed efficienza sono i nuovi valori per imporre la logica imprenditoriale alla politica universitaria. Che non si tratti di valori assoluti è evidente: uno stesso strumento può essere efficiente e di buona qualità se valutato rispetto a determinati obiettivi e inefficiente e di bassa qualità se valutato rispetto ad obiettivi diversi. Un’università che fornisce gli strumenti critici ai propri studenti può essere considerata efficiente e di buona qualità se valutata rispetto agli obiettivi dell’emancipazione individuale e sociale, mentre appare senz’altro inefficiente e di bassa qualità se l’obiettivo è quello di formare studenti pronti ad obbedire ed eseguire i compiti che verranno loro affidati da un datore di lavoro in cerca di profitti. In un contesto ideologico e culturale egemonizzato dal mercato e dalla cultura d’impresa, non è difficile capire quali siano gli obiettivi sottintesi da Tremonti, Brunetta e Gelmini quando parlano di qualità ed efficienza: indirizzare la ricerca scientifica e l’offerta formativa verso traiettorie utili, direttamente o indirettamente, ai profitti delle imprese. E se individui o università vogliono fare di testa loro, si tagliano loro i viveri.

Per tutte queste ragioni il ddl non può essere né emendato né migliorato. Il ddl deve essere cancellato. E chiunque abbia a cuore il sapere, la conoscenza e la libertà che da essa discendono ha il dovere di opporsi a questa riforma con ogni strumento possibile e con ogni mezzo necessario.

Pubblicato in Lotta e progetti | Commenti disabilitati su Diritto allo studio

Ingresso dei privati negli organi universitari

Il ddl gelmini introduce importanti cambiamenti nella composizione degli organi di governo, permettendo ai privati di entrare a far parte della gestione degli atenei.

C.d.a: nel consiglio di amministrazione vengono introdotte 3 figure esterne al mondo universitario, con importante esperienza professionale e che non hanno ricoperto alcuna carica di questo genere da almeno 3 anni. Su un totale di 11 membri si evince il forte potere d’imposizione nelle scelte che essi avranno.

Inoltre il c.d.a. vede aumentare notevolmente le proprie funzioni: dalla vigilanza sulla sostenibilità finanziaria dei corsi (cioè quali sopprimere, quali far sopravvivere e a quali erogare la gran parte dei fondi…) alla scelta del personale.

Nucleo di valutazione: quest’organo, anch’esso composto per la quasi totalità da esterni con esperienza in campo professionale e dirigenziale, avrà il compito di valutare la qualità e l’efficacia dell’offerta didattica (quale competenza avranno in tal campo dei dirigenti d’azienda?)

La totalità di quest’organo sarà composto da membri esterni, e si sottolinea che essi dovranno essere personalità con comprovata esperienza in campo dirigenziale.

Direttore generale: anche qui un esterno. Esso avrà il ruolo della gestione complessiva e organizzativa dei servizi, delle risorse strumentali e del personale ata dell’ateneo.

Senato accademico: il ruolo di quest’organo viene svilito, le uniche funzioni che gli vengono lasciate sono la formulazione di proposte e pareri riguardo le attività didattiche….per ogni altra proposta decisionale dovrà esserci il favore del c.d.a.!!!.

Rettore: vede AMPIAMENTE aumentati i suoi poteri: avrà ad esempio rappresentanza legale, inoltre gli vengono attribuite funzioni di indirizzo, iniziativa e coordinamento delle attività didattiche e scientifiche.

Prime osservazioni: si nota immediatamente come questa riorganizzazione degli organi rafforzi in senso gerarchico i rapporti di potere. La maggior parte delle funzioni decisionali vengono lasciate al rettore e ad un’ unico organo composto in gran parte da privati.

Finanziamenti statali:

I finanziamenti statali erogati dal ministero (prende il nome di ministero quello che prima era il ministero della pubblica istruzione) non vengono distribuiti equamente tra i vari atenei, bensì sulla base di valutazioni di merito fatta insieme all’anvur (agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario); valutazioni che riguardano il raggiungimento di obbiettivi dettati dal ministero stesso all’inizio dell’anno accademico, ma che, soprattutto, si baseranno sul bilancio di fine anno.

Elemento fondamentale: viene permesso agli atenei di ricercare finanziatori esterni laddove ce ne fosse bisogno.

Cosa comporta tutto ciò?

a) le università, essendo obbligate a seguire parametri decisi dal ministero, perdono qualunque libertà di scelta dell’offerta formativa e di indirizzo specifico della ricerca (alla faccia dell’autonomia)

b) assistiamo ad un generale svilimento e dequalificazione della didattica nel momento in cui i criteri di valutazione della “qualità” sono di carattere meramente economico.

c) gli atenei svantaggiati, che non sapranno sfruttare perfettamente le già scarse risorse economiche fornite si vedranno tagliare ulteriormente i fondi….neppure alle briciole si avrà diritto. In questa condizione verosimilmente verranno soppressi corsi di studio (come già sta avvenendo qui a Pavia con il corso di laurea in beni culturali), eliminati i servizi agli studenti o scaricati direttamente sulle loro spalle (sempre esempio pavese: dall’anno scorso ci sono stati forti aumenti delle tasse universitarie)o accorpati diversi dipartimenti per contenerne le spese.

d) “la corsa al privato”: in un contesto di generali e continui tagli alla spesa pubblica (politica che in Italia viene portata avanti da almeno vent’anni) è prevedibile che la maggiore, se non unica, fonte di finanziamento per gli atenei boccheggianti saranno i privati, proprio quei privati a cui verrà permesso di entrare nella direzione delle università.

Non pare semplicistico affermare che un sistema universitario così organizzato è un mero strumento in mano al mondo imprenditoriale che ne plasma la fisionomia in funzione degli interessi economici: se il ministero ne delinea i contorni basandosi sugli accordi europei stipulati in occasione del Processo di Bologna, nelle singole università saranno i finanziatori diretti, cioè le imprese, enti o associazioni privati, ha decidere le sorti della didattica e della ricerca.

Pubblicato in Lotta e progetti | Commenti disabilitati su Ingresso dei privati negli organi universitari

Ricerca

Il rapporto tra produttività scientifica e finanziamento alla formazione e alla ricerca in Italia è uno dei più elevati d’Europa. Ciò significa che, a parità di investimenti, i ricercatori del nostro paese producono sapere scientifico in quantità e qualità maggiori. La conseguenza logica di questa affermazione è che, un paese con delle potenzialità così elevate, dovrebbe investire ancora più degli altri in ricerca e istruzione, soprattutto in un momento di crisi come questo.

Con l’arrivo della Gelmini sullo scranno del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, invece, i tagli ai finanziamenti sono stati ingenti, mettendo a rischio, fra le molte altre cose, la prosecuzione dell’attività di ricerca in Italia. E’ inquietante anche l’ingresso dei privati all’interno del Consiglio di Amministrazione degli Atenei, in una quota elevatissima: il 40 %. L’articolo 2, comma 2, lettera d del ddl recita: “La competenza a formulare proposte e pareri in materia di didattica e di ricerca e ad approvare regolamenti in materia di didattica e di ricerca spetta, previo parere favorevole del CdA, al Senato Accademico” (all’interno del quale, è importante sottolinearlo, la rappresentanza studentesca è stata ridotta all’osso). In quale modo viene quindi riconosciuta l’importanza e la centralità all’interno degli atenei della ricerca di base? Come può essere libera ed indipendente la ricerca dal momento in cui le linee guida vengono dettate da privati che hanno i loro interessi economici?

Anche prima delle riforme Gelmini susseguitesi negli ultimi due anni, la situazione non era comunque idilliaca: l’Università versava, e versa tutt’ora, in un clima che si potrebbe definire feudale. Terminato il percorso di studi, un giovane che desidera proseguire la sua carriera all’interno dell’Università è dapprima costretto ad una lotta per potersi accaparrare uno dei pochi posti rimasti per un dottorato con borsa di studio, l’unica sovvenzione che gli possa permettere di proseguire il suo percorso. Superato questo primo ostacolo molti rimangono poi intrappolati in un rapporto che si può definire, rifacendosi all’analogia di prima, di vassallaggio nei confronti di professori ordinari: la cosiddetta gavetta pare essere un percorso infinito, durante il quale la possibilità di esprimere la propria creatività e le proprie capacità sono totalmente a discrezione del barone di riferimento. Se poi il desiderio è quello di progredire nella carriera accademica, con il blocco del turn-over, la probabilità di riuscirci (probabilmente non prima di un’età notevolmente avanzata, basti osservare che il 25% dei professori ordinari nelle università italiane ha più di 60 anni), diminuisce drasticamente. Il governo, cercando di dividere il fronte mobilitato dei ricercatori ha annunciato l’arrivo di 9000 concorsi per l’assunzione dei ricercatori precari. Sono normalissimi concorsi, non promozioni indiscriminate, ed anche in un numero piuttosto limitato, poiché, vista la vetustà dei nostri professori, i pensionamenti saranno molti di più delle assunzioni. In ogni caso, il giorno dopo è arrivata la smentita: no, non ci sono i soldi per farlo.

Sono due anni che il governo agisce in questa maniera: rinviando, cercando di dare un contentino qua e là, cercando di spaccare i movimenti di protesta che ormai ribollono anche in categorie diverse da quella studentesca. Credo sia arrivato il momento di rispedire al mittente queste ridicole proposte che fingono di venire in contro ai problemi sollevati dai vari movimenti creatisi in questi ultimi anni. Credo sia arrivato il momento di rivendicare un’università che fornisca gli strumenti critici ai propri studenti con l’obiettivo dell’emancipazione individuale e sociale: questa è un’Università efficiente e di buona qualità. Questa è l’Università che voglio io, e che penso vogliano molti altri studenti come me: non sono interessata ad essere preparata ad obbedire ed eseguire i compiti che mi verranno affidati da un datore di lavoro in cerca di profitti, o da un barone che ha messo radici sulla sua poltrona. Chiediamo solo di avere il nostro futuro nelle nostre mani, è per questo che siamo decisi a lottare per riprendercelo.

Pubblicato in Lotta e progetti | Commenti disabilitati su Ricerca

Dequalificazione dell’università

Si arriva come matricole pieni di sogni e speranze. Con la certezza di attingere alla fonte massima del sapere e arrivare al traguardo con gli strumenti per costruirsi un futuro, trasformare il mondo e creare una società migliore.

La disillusione arriva presto con le 1000 contraddizioni dei CDL, i test a crocette, la frequenza obbligatoria, i test ‘d’ingresso..etc

I rigidi piani di studio così come spesso molti dei Curricula sono costruiti sulla base di una spartizione di poteri e interessi all’interno della facoltà e non con un assoluta dedizione alla missione della formazione e della ricerca. In occasione delle trasformazioni recenti a seguito del terribile decreto 180 abbiamo avuto la dimostrazione (pratica nei CDF)di come le lotte tra potentati abbiano determinato l’esistenza di corsi inutili e/o percorsi di studio incoerenti ma funzionali a mantenere tutti gli equilibri nei dipartimenti. ..

La battaglia in cui ci vediamo impegnati come studenti non è in difesa dell’esistente, ma è per la costruzione di un università della cultura e dei liberi saperi, orizzontale e aperta a tutti.

Oggi e sempre più nel prossimo futuro avremo sapere nozionistico, spesso non contestualizzato , privo dell’apporto della ricerca e non finalizzato all’arricchimento dell’individuo della sua creatività e del suo spirito critico. Abbiamo e avremo Corsi che introducono gli studenti ad una sempre più comune e diffusa taylorizzazione delle prestazioni intellettuali. Percorsi triennali, lauree professionalizzanti e in generale percorsi in ambiti dove c’è uno svuotamento sostanziale dell’attività intellettuale a favore di una sua meccanizzazione……che ne svuota il contenuto svilendone non solo il risultato ma anche la ragion d’essere.

La cultura conta sempre meno. A vantaggio di una sempre più necessaria , ma anche effimera, formazione specifica che viene generalmente definita “formazione professionale”.

Coloro che ne sono portatori saranno presto facilmente interscambiabili. In un processo di individualizzazione della prestazione lavorativa e contrattuale questo conduce a una maggiore concorrenza tra i lavoratori e all’incremento della flessibilità loro richiesta. La remunerazione e in generale le condizioni lavorative ne subiscono le conseguenze. Tradotto in termini reali questo significa ricattabilità. Il nostro futuro….contro cui combattiamo, il motivo del nostro essere contrari al sia DDL Gelmini che all’università attuale e costellato da:

Stage, dove il lavoro è gratuito e tramite i quali le aziende mantengono sotto scacco: i laureandi, con promesse di assunzioni,e i lavoratori, con una riduzione id posti di lavoro e un aumento della competizione;

Tirocini e contratti di apprendistato, dove per 500 euro al mese veniamo spremuti al massimo delle nostre capacità ed energie, tramite Contratti in cui scompare la differenza tra il tempo di vita e quello di lavoro, dove gli straordinari obbligatori sono diffusi come i contratti non rinnovati;

Lavori a termine e Co.Co.Pro, dove la disponibilità assoluta è indispensabile per mantenere il precario posto di lavoro e dove la solidarietà tra lavoratori si tramuta in dumping sociale;

Partite IVA, per lavori in cui non esistono più diritti come la malattia, le ferie pagate o i contributi pensionistici.

Sono lavori come correttori di bozze, contabili per società di revisione, web designer, giornalisti delle free press, grafici e aspiranti architetti…etc


Queste sono situazioni a cui l’università attuale e quella dipinta dal DDL e dalla riforma permanete (di destra e sinistra) che da 20 anni a questa parte sta stravolgendo la nostra università, ci destina una volta conquistati i crediti necessari.

L’accesso a quei saperi “taciti”e a quel livello più elevato di cono0scenza è sempre più esclusivo e protetto da numeri chiusi e barriere artificiali nascoste sotto il concetto di meritocrazia. Con il blocco del turn over l’accesso al mondo ‘universitario è trasmesso dinasticamente anche grazie ai dottorati” senza borsa di studio,” gli assegni di ricerca “da fame” e i numerosi master a pagamento (…che anche la nostra università continua a bandire per fare cassa…..)

A chi augurereste un tale destino?

No ai tagli all’università, no all’università dei privilegi e piccoli feudi.

Per un’università al servizio del dei liberi saperi e della cooperazione sociale

Sì ad una battaglia dell’università per la sua salvaguardia.

Anche con il blocco della didattica.

Pubblicato in Lotta e progetti | Commenti disabilitati su Dequalificazione dell’università

Riflessioni e proposte. Per la creazione di un movimento no DDL a Pavia

Cos’è l’università italiana oggi? È il frutto di vent’anni di riforme, portate avanti sia da governi di centrodestra che di centrosinistra, nel quadro del progetto di omogeneizzazione dei sistemi universitari europei (Processo di Bologna). È ancora un’organizzazione di stampo feudale, preda degli interessi dei privati, in cui la qualità del sapere trasmesso è sempre più deteriorata. Il colpo di grazia arriva oggi, con il DDL Gelmini: con l’abolizione di fatto del diritto allo studio, con la mortificazione della ricerca, con un cammino che vediamo già tracciato e che porta verso la privatizzazione. E ancora, con la riduzione dei già angusti spazi di democrazia negli atenei, con l’accentramento del potere nelle mani dei rettori, con la trasformazione dell’università in una scuola di formazione per precari sottopagati al servizio delle imprese.

Per fortuna ci sono i ricercatori indisponibili, che hanno deciso di opporsi a un progetto di riforma che colpisce duramente la loro categoria e la ricerca. Per fortuna ci sono i ricercatori, che usano le armi che hanno a disposizione, cioè l’indisponibilità a fare lezione: in teoria non sarebbe compito loro, in realtà lo fanno, e gratis, costretti dai vincoli di subordinazione al barone di turno. Come studenti contro il DDL, siamo solidali con la protesta dei ricercatori, ma crediamo che questa non debba essere una lotta corporativa. È infatti necessario costruire cooperazione con gli altri soggetti colpiti dai tagli e dallo sgretolamento dell’università pubblica. Occorre cioè un percorso di ricomposizione del corpo vivo dell’università: precari, dottorandi, studenti, personale tecnico-amministrativo, ricercatori. Non vogliamo una lotta corporativa perché sarebbe perdente. È necessario intrecciare i percorsi: quello per la libertà di ricerca (inclusa libertà dalla precarietà e dallo schiavismo baronale); quello contro il nozionismo imperante, per una didattica che formi pensiero critico; quello del personale amministrativo contro la delirante e pretestuosa “meritocrazia” di Brunetta; quello per la costruzione di un welfare autonomo dal basso, che parta da servizi autogestiti da e per gli studenti.

Indisponibilità è la parola chiave. Non sarà qualche emendamento a rendere accettabile il progetto di smantellamento dell’università pubblica voluto dal “partito della riforma”: Confindustria, Sole 24 ore, Corriere della Sera, CRUI. Non ci fidiamo di rettori e baroni, perché la riforma dà loro più poteri e per questo la vogliono. Semmai potrebbero essere interessati a cavalcare la protesta dei ricercatori per ottenere qualche spicciolo in più, per cercare di tenere in vita il corpo moribondo dell’università. Chissà per quanto tempo, poi. Quindi, una cosa deve essere ben chiara: questa riforma non si emenda, si blocca!


Data la gravità della situazione in cui ci troviamo è necessario creare un movimento di massa,
alzare la voce, senza timore di alzarla troppo. Abbiamo infatti il chiaro esempio dei ricercatori indisponibili: bloccare le lezioni per smuove le coscienze. In questa situazione nulla è normale. L’indisponibilità alla didattica impone un blocco alla presunta normalità dell’università. Questo blocco va esteso e generalizzato, anche attraverso forme di pressione studentesca, fino al ritiro del DDL. Per liberare il futuro occorre fermare il presente. Occorre determinazione. Più di quanta messa in campo due anni fa contro i tagli della Legge 133. Rispetto ad allora, infatti, abbiamo due punti cruciali a nostro favore: da una parte, non ci troviamo di fronte ad una legge già approvata, ma ad un decreto ancora in discussione; dall’altra, la controparte governativa non è più monoliticamente compatta, ma mostra evidenti contraddizioni interne, se non segnali di aperta crisi. Abbiamo cioè maggiori probabilità di successo. Ma soprattutto oggi, con i ricercatori indisponibili, il fronte della mobilitazione è finalmente più ampio.

Fronte che va allargato ancora. Come in Francia, dove le mobilitazioni di un’estesa coalizione sociale – che va dai camionisti ai liceali – sta bloccando un intero paese, a partire dalla necessità vitale della circolazione dei carburanti. Fortunatamente, anche in Italia si sta cominciando a costruire una coalizione sociale a partire dalla manifestazione “Uniti contro la crisi” del 16 ottobre scorso a Roma. Una coalizione sociale che parla di difesa dell’università e del sapere, di opposizione alla precarietà e salvaguardia dei beni comuni, di rifiuto delle misure di austerità dei governi europei e dei ricatti delle organizzazioni degli imprenditori.

In moltissime università italiane in mobilitazione, comunque, è l’indisponibilità totale che sta pagando. Se la discussione in parlamento del DDL è stata rallentata, è una vittoria dei ricercatori indisponibili. E di nuovo, guardiamo alla Francia per avere l’esempio di cosa significhi essere indisponibili: manifestazioni spontanee, blocchi stradali, blocchi dei depositi di carburante, sciopero generale e continuo.

Lanciamo, quindi, un appello a ricercatori all’indisponibilità totale, ma anche al resto del corpo docente sensibile alla protesta, affinché durante l’iter di discussione del DDL blocchino ogni attività didattica, per incoraggiare la partecipazione degli studenti alle iniziative di mobilitazione che verranno di volta in volta proposte. E li invitiamo – qualora non l’avessero già fatto – ad unirsi alla protesta.

È tempo di esercitare forme di pressione forti e determinate sugli organi di amministrazione di questa università, sul rettore, e più a monte, sulla CRUI, fino al ministero dell’università. È tempo di prendere una posizione chiara. È tempo di affermare ancora una volta la nostra indisponibilità ad accettare il DDL Gelmini.


Indisponibilità totale

Blocco della didattica

Blocco del DDL

No alla precarietà

No al baronato

Noi la crisi non la paghiamo

Blocchiamo il presente per riprenderci il futuro

Pubblicato in Lotta e progetti | Commenti disabilitati su Riflessioni e proposte. Per la creazione di un movimento no DDL a Pavia