La fine del governo Berlusconi è indubbiamente una liberazione che segna la conclusione di un ventennio, ma è triste constatare che sia caduto a causa di parlamentari venduti, burocrati dell’Unione Europea e grande finanza.
La Banca Centrale Europea è riuscita a fare quello che né le proteste di piazza né le “opposizioni” parlamentari sono mai riuscite: cacciare Berlusconi. Ma a quale prezzo?
Berlusconi, che non aveva più la forza sufficiente per attuare le politiche chieste dall’Europa, è stato sostituito da Mario Monti. Questo è stato possibile grazie a Napolitano, che si è assunto il compito di commissariare la politica italiana per conto dell’Unione Europea e del Fondo Monetario Internazionale, col plauso dell’intera classe dirigente italiana, Vendola compreso, in pieno spregio della sovranità popolare.
Economista, presidente della Bocconi, Mario Monti è advisor della Goldman Sachs (una delle principali responsabili della crisi economica, salvata dal governo Obama) e della Coca Cola Company, oltre ad essere membro del gruppo Bilderberg e della Commissione Trilaterale (gruppi di personalità influenti nell’economia e nella finanza che nei fatti condizionano le scelte politiche nazionali in senso neoliberista). Il 2 gennaio 2011 dichiarava al Corriere della Sera il suo sostegno a Mariastella Gelmini e a Sergio Marchionne: “grazie alla loro determinazione, verrà un po’ ridotto l’handicap dell’Italia nel formare studenti, nel fare ricerca, nel fabbricare automobili”. In una situazione come quella odierna, in cui le compagnie che dominano i mercati finanziari (le stesse che hanno causato la crisi) sono diventate talmente potenti da determinare le scelte politiche dei governi nazionali, la nomina di Monti rappresenta una capitolazione a questi poteri forti.
Il nuovo “salvatore della Patria”, sostenuto da maggioranza e opposizione, avrà la forza necessaria per attuare il programma di austerità che ci impone l’Unione Europea, necessario per pagare gli enormi interessi sul debito pubblico contratti con banche e istituti finanziari (solo il 13% del debito italiano è posseduto da privati residenti in Italia). Le stesse banche che nel 2008, all’inizio della crisi economica, hanno ricevuto ingenti finanziamenti pubblici per sopravvivere. Innalzamento dell’età pensionabile, privatizzazione dei beni pubblici, demolizione del contratto nazionale del lavoro, licenziamenti più facili, in sintesi la fine di quel che resta dello stato sociale italiano: queste saranno le politiche che attuerà il governo “tecnico” guidato da Monti. Tutto ciò che chiede l’Europa capitalista per rassicurare i banchieri. L’“equità” di cui parla Monti sarà al massimo un tentativo da parte del nuovo governo di edulcorare la distruzione dello stato sociale con qualche innocua trovata anti-casta a fini mediatici, e una probabile minipatrimoniale.
Henry Ford sosteneva che “è un bene che il popolo non comprenda il funzionamento del nostro sistema bancario e monetario, perché se accadesse scoppierebbe una rivoluzione prima di domani mattina”. Le proteste scoppiate in tutto il mondo, dal Nord Africa agli indignados spagnoli, fino a Occupy Wall Street, mostrano come la gente stia iniziando a comprendere questo funzionamento.
No a governi tecnici sostenuti da BCE e FMI!
Rivolta il debito!