foto dal tetto

Pubblichiamo alcune foto dei due studenti sul tetto dell’ex-Mondino, scattate dal presidio permanente

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Una lettera dal tetto

Per non rimanere senza un tetto, ci studiamo sopra

Non è facile salire su un tetto, restando aggrappati ai comignoli, rischiando di cadere tre piani piu’ in basso, affrontando il gelo delle notti invernali con solo un sacco a pelo per scaldarsi.

Può sembrare folle, stupido, avventato, ma non stiamo giocando ai piccoli rivoluzionari. Semplicemente non viviamo di speranza, che, come Monicelli ci ha spiegato, è una trappola inferma inventata dai padroni. Nelle prossime righe proveremo a spiegare il significato del nostro gesto, e ciò che in questo posto voleva essere costruito.

Perché siamo qui sopra? Chi siamo?

Siamo studenti che, come molti altri, sono costretti a lavorare per poter studiare: lavori in nero, part-time, precari, per poter pagare le tasse, i libri, gli affitti. Per poterci permettere una degna esistenza.

Per noi il diritto allo studio è una realtà astratta che non abbiamo mai conosciuto, di cui tutti si riempiono la bocca ma che per ora non modifica la nostra condizione.

Tutto costa troppo.

Ci troviamo a studiare nei ritagli di tempo, inseguendo gli appelli per ottenere in prima possibile un titolo di studio che sappiamo ci potrà garantire solo un lavoro e un’esistenza precari.

Per questo ci stiamo ribellando.

Per questo, stanchi di chiedere, abbiamo deciso di costruire (con chi condivide la nostra condizione) qualcosa che migliorasse concretamente le nostre vite.

Per questo abbiamo preso e fatto vivere in uno spazio dismesso e destinato all’abbandono o alla speculazione.

Il nostro progetto è di allestire un luogo in cui i servizi necessari siano gratuiti, e i bisogni in parte colmati. Uno spazio in cui si possa produrre sapere critico attraverso percorsi di autoformazione, uno spazio in cui i percorsi di persone diverse si possano incrociare, squarciando l’individualismo imposto che ci vuole gli uni contro gli altri in un’infinita guerra fra poveri.

Ed è per questo che stavamo allestendo uno studentato, una mensa, un copy-point, uno sportello di aiuto per precari e studenti, un cinema, una sala conferenze e seminari, una biblioteca.

Nonostante l’apertura al dialogo il rettore ha preferito inviare la polizia ordinando lo sgombero dei locali; insomma “questo è il mio feudo e lo gestisco come voglio io”.

Noi però non ce ne andiamo, consapevoli di quello a cui andiamo incontro.

Non possiamo accettare questa condizione e questa reazione da parte delle istituzioni universitarie.

Per questo abbiamo deciso di difendere le nostre scelte salendo sul tetto dell’ex Mondino.

I nostri bisogni sono reali.

Proprio per questo non possiamo piu’ confidare nelle illusorie promesse di un autoritario rettore.

Sappiamo che la nostra condizione è condivisa da molti e molte.

Non vogliamo lottare per loro, ma CON loro, lo spazio serviva anche a questo.

La partita, come abbiamo già scritto, non finisce qui, e non terminerà nemmeno quando scenderemo da questo tetto.

Qui, quando si si chiude, lo decidiamo noi.

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Una notte sotto le stelle, tutte tranne una

Due studenti ieri, dopo lo sgombero dello Spazio di Mutuo Soccorso ex-Mondino, sono saliti sul tetto dello stabile. Hanno trascorso la notte sul tetto e stanno bene. Rimangono ancora in attesa che il rettore Angiolino Stella si presenti all’ex-Mondino per ascoltarli. Intanto, continua il presidio permanente fuori dall’ex-Mondino sgomberato. Questo pomeriggio alle h. 15 si terrà, con il Prof. Paolo Ferloni, il primo incontro di un ciclo di seminari di autoformazione su “Energie rinnovabili e nucleari”.

Seguiranno aggiornamenti

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per non restare senza un tetto, ci studiamo sopra

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ecco cosa hanno sgomberato

Questa mattina la polizia, su ordine del rettore ha sgomberato lo spazio di mutuo soccorso ex-Mondino, uno spazio dove allestire uno studentato, una mensa, seminari di autoformazione, uno sportello informativo sui dirittti, un cinema, un copypoint a prezzo di costo e molto altro ancora.
Alcuni spazi erano già pronti, prima che la polizia facesse irruzione e distruggesse il duro lavoro di due settimane.
Nelle foto che seguono: l’aula magna e la prima stanza allestita all’interno del collegio.

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Comunicato dall’SMS ex Mondino sotto sgombero

Questa mattina alle 9 un dispiegamento di Polizia, Carabinieri, Vigili Urbani e Vigili del fuoco ha sgomberato, su richiesta del rettore Angiolino Stella i locali dell’ex Mondino, occupati il 28 gennaio dagli studenti allo scopo di creare uno spazio di mutuo soccorso.

Questa è la forma di dialogo proposta dal governo dell’Università, che in questi anni non ha esitato a scaricare sulle spalle degli studenti i tagli l’Università e le proprie incapacità, aumentando le tasse e comprimendo ulteriormente i già esigui servizi di diritto allo studio.

Stanchi di elemosinare welfare studentesco ad istituzioni sorde ed impotenti gli studenti hanno iniziato a costruirlo autonomamente: nell’ex mondino stavano organizzando un collegio, una mensa, aule studio permanenti, una copisteria a prezzi di costo, un cinema e una sala per conferenze e seminari nello spirito dell’autoformazione.

Produrre senso critico e solidarietà, questo è l’obbiettivo dello Spazio di Mutuo Soccorso.

Far rivivere locali dismessi, destinati a rimanere abbandonati, attraverso l’autorganizzazione degli studenti: questo è il nostro strumento.

Ancora una volta le nostre proposte per un dialogo costruttivo si sono scontrate contro i muri di baroni abituati a gestire l’ateneo come signori feudali.

La violenza subdola che viviamo ogni giorno nella nostra condizione di studenti e lavoratori precari si è palesata oggi nella sua forma più esplicita attraverso la repressione ordinata dal rettore.

Per contrastare quest’azione alcuni studenti hanno deciso, rischiando la propria incolumità, di salire sul tetto dell’ex-mondino.

A tanto bisogna arrivare in questo paese, in questa città, per difendere i propri diritti.

Non creda Stella di poter chiudere la partita con un colpo di mano. Qui non finisce niente se non lo decidiamo noi. Noi che siamo il corpo vivo e sano dell’Università.

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SMS ex Mondino sotto sgombero!

[Situazione aggiornata alle 10.00 di giovedì 10 febbraio 2011]

Un ingente dispiegamento di carabinieri, polizia, digos, polizia locale e vigili del fuoco sta sgomberando in questo momento lo Spazio di Mutuo Soccorso ex Mondino.

Hanno preso possesso non solo dell’edificio, ma stanno anche presidiando l’intera zona, bloccando tutte le strade intorno alla struttura e tutte le vie d’accesso.

Due occupanti sono saliti sul tetto e non scenderanno finché il rettore non acconsentirà ad un nuovo incontro.
In questo momento è in corso un presidio all’ingresso del Mondino, chi può vada!

Di fronte ad una domanda di spazi per contrastare concretamente la distruzione dell’università pubblica e del diritto allo studio, la risposta non può e non deve essere la militarizzazione. E nemmeno trasformare una pressante questione sociale in un mero problema di ordine pubblico.

Mutualismo, non polizia!

A breve aggiornamenti.

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5 punti essenziali


1) la riforma Gelmini non va applicata in tutta Italia
2) fuori i privati dall’università
3) gli stage degli studenti vanno pagati dalle aziende
4) lo spazio di mutuo soccorso ex-Mondino non va sgomberato
5) non c’è niente da festeggiare tra le macerie dell’Università

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Nulla da festeggiare

L’università di pavia compie 650 anni e il governo dell’ateneo intende festeggiare questo evento con una serie di iniziative. Nel contesto di tagli e riforme permanenti volte a smantellare il sistema di istruzione superiore italiano, crediamo che ci sia poco da festeggiare.

A breve anche a Pavia, così come è già successo in altri atenei, verrà istituita la commissione che avrà il compito di modificare lo statuto dell’università,… modellandolo secondo i dettami della legge Gelmini. Come abbiamo detto in questi mesi di protesta, questa riforma va respinta e bloccata. Non potrà essere quindi applicata attraverso i lavori di una commissione antidemocratica rinchiusa in qualche stanza segreta. La riforma si può ancora bloccare, così come i lavori di questa commissione. Noi non saremo complici della Gelmini.

Al contempo, mentre il movimento studentesco si è opposto ai tagli con vigore, l’Università di Pavia li ha scaricati sulle spalle degli studenti: aumentando le tasse, tagliando i servizi e le borse di studio. A brevissimo il TAR, dopo aver dichiarato illegale l’ultimo aumento delle tasse, stabilirà se l’università sia tenuta o meno a rimborsare gli studenti.

Da ultimo, il movimento studentesco ha occupato uno stabile dell’università lasciato in colpevole stato di abbandono. L’obiettivo è recuperarlo e trasformarlo in uno studentato autogestito, con una mensa, posti letto, sale studio, spazi per l’autoformazione, una biblioteca e un copypoint. La risposta del rettore è stata la richiesta di sgombero.

L’università di Pavia ha 650 anni, e se li porta pure male. Per tutti questi motivi, non c’è nulla da festeggiare e lo andremo a dire a chi vorrà celebrare l’anniversario e la distruzione dell’università.

Ritrovo mercoledì 9 febbraio nel cortile di scienze politiche, ore 9,00.

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Sgomberare non è una soluzione, il dialogo lo è

Pubblichiamo un comunicato della Rete 29 Aprile, il coordinamento dei ricercatori mobilitati contro la riforma Gelmini.

Sgomberare non è una soluzione, il dialogo lo è

La Rete 29 Aprile guarda con forte preoccupazione a quanto avvenuto negli ultimi giorni all’Università Orientale di Napoli. Lo sgombero effettuato dalle forze dell’ordine dell’ex mensa nel plesso di Largo Banchi Nuovi e il rifiuto del Rettore di incontrare i collettivi studenteschi che utilizzano quegli spazi per ragioni di aggregazione e di studio, rappresentano un ulteriore tentativo di reprimere l’espressione di sapere libero e critico all’interno dell’Università pubblica. La Rete29Aprile ribadisce l’importanza del dialogo e del confronto all’interno della comunità accademica per aprire una nuova fase di gestione degli Atenei che sia ampiamente partecipata, nella convinzione che la partecipazione sia strumento di crescita culturale per le nuove generazioni.

Il processo di verticalizzazione esacerbato dalla Legge Gelmini non può e non deve divenire un pretesto per reprimere con la forza la partecipazione democratica di studenti, ricercatori precari, ricercatori strutturati, personale tecnico amministrativo e docenti alla vita dell’ateneo. Il pretesto di sanare i bilanci dell’Università rivendicato come ragione dello sgombero è l’ultimo tassello in un quadro di sottrazione di finanziamenti, spazi e autonomia alla vita universitaria che tocca tutti gli atenei d’Italia. Il risanamento dei bilanci dell’Università pubblica non può prescindere dal rispetto delle finalità pubbliche dell’Università né contrapporsi alla vita degli atenei come strumento e spazio di elaborazione di un sapere collettivo.

La Rete 29 Aprile esprime la sua solidarietà a tutti gli studenti che da Pavia a Napoli, da Firenze a Milano si adoperano per la rivitalizzazione delle sedi universitarie dismesse e per la produzione di un sapere critico. Dà sostegno a tutte quelle realtà studentesche che si impegnano nella salvaguardia dell’Università pubblica come baluardo di democrazia e che troppo spesso vedono un assordante silenzio come unica risposta alle loro istanze. Chiede che le forze dell’ordine non vengano più chiamate ad intervenire all’interno delle Università, in nome non solo dell’incolumità degli studenti ma della difesa dell’Università come luogo ove il dibattito dovrebbe essere non solo garantito, ma considerato costitutivo, salutare, vitale.

R29A

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