Ieri, baroni e rettori salivano sui tetti cercando inutilmente di cavalcare l’onda delle proteste studentesche. Speravano di raggranellare concessioni e sfruttare la forza delle contestazioni per mettere ulteriormente al sicuro il potere che detengono all’interno delle università.
Oggi, quegli stessi baroni festeggiano i 650 anni di un’università svenduta, aziendalizzata e alienata dalla società. Sfilano, bardati nei loro ermellini, al fianco di quei ministri che stanno distruggendo l’università, aprendola agli interessi dei privati, e tagliando il diritto allo studio.
Ieri, baroni e rettori si spacciavano per i paladini dei diritti dell’università, criticando la riforma e schierandosi in certi casi al fianco degli studenti in protesta.
Oggi, quegli stessi baroni svendono ai privati le strutture, aumentano le tasse e creano corsi ad hoc per aziende e privati, nella speranza di trovare una strategia d’uscita per far quadrare il bilancio dell’ateneo decimato dai tagli indiscriminati di Gelmini e di Tremonti.
Ieri, baroni e rettori fingevano dunque di contrapporsi alle decisioni ministeriali di ristrutturazione del governo degli atenei mentre ne condividevano l’impianto politico e ne accoglievano la sostanza.
Oggi, quegli stessi baroni recepiscono la riforma, riscrivendo lo statuto dell’ateneo con la pistola della Gelmini puntata alla tempia. Se ne sta occupando un organo antidemocratico, calato dall’alto, privo di ogni legittimità, i cui lavori sono caratterizzati dall’assenza di trasparenza. Si tratta della “commissione dei 15”, di cui fanno parte ben 7 baroni (sui 300 del nostro ateneo). Tra i 27000 studenti solo 2 “unti dal rettore” siedono in commissione: in netta minoranza, sono dunque privi di ogni reale potere, ma con la loro presenza legittimano la liquidazione dell’università pubblica.
650 anni portati male, c’è poco da festeggiare…. non serve riempire le rughe con il botulino dei privati…
Noi vogliamo che l’accesso al sapere sia prerogativa di tutti coloro che sentono la necessità di ricevere un’istruzione; ci impegniamo nella costruzione di servizi e strutture gestite autonomamente e dal basso; rifiutiamo l’offerta formativa parcellizzata e valutata a punto di credito, calata dall’alto; promuoviamo, al contrario, l’autoformazione e la trasmissione orizzontale di sapere libero e critico.
Loro festeggiano banchettando con le briciole, noi non ci accontentiamo degli avanzi…