Sulla mobilitazione di giovedì 25 novembre

Si comincia con l’assemblea di ricercatori e studenti della facoltà di Scienze, al Polo Cravino. Da qui, nasce un corteo spontaneo alla volta del Polo scientifico, la cosiddetta Nave, dove la protesta sfocia in una partecipatissima occupazione del tetto. Dopo circa due ore di occupazione, l’entusiasmo straripa in un secondo corteo selvaggio verso il centro della città. Nello stesso momento, un secondo corteo spontaneo si muove dalla facoltà di lettere e filosofia occupata. Lì si era appena conclusa un’assemblea partecipata anche da Roberto Vecchioni, professore di storia della musica e solidale con la protesta. I due cortei si incontrano e si fondono all’ombra della Minerva, bloccando il traffico in un puntonevralgico della città, esattamente come sta avvenendo in decine di altre città attraversate dalle rivolte universitarie. Alla fine del blocco un unico, grande corteo ritorna verso Piazza della Vittoria dove si svolge un momento assembleare, in cui si lanciano i futuri momenti di mobilitazione.

LUNEDÌ 29 NOVEMBRE
presso Lettere e Filosofia occupata, giornata di didattica alternativa organizzata dagli studenti, su temi caldi quali crisi, futuro precario, mobilità sostenibile e consumi alternativi.
Assemblee nelle varie facoltà per coordinare le mobilitazioni pavesi.

MARTEDÌ 30 NOVEMBRE
In contemporanea con il voto finale del DDL Gelmini alla Camera, grande giornata di mobilitazione: non ci fermeremo fino al ritiro di questa riforma! Aggiornamenti a breve sul programma.

Per concludere, una precisazione. Non ci faremo abbindolare dai loschi figuri che oggi fanno buon viso a cattivo gioco e mostrano la loro solidarietà a studenti e ricercatori. I vari rettori, prorettori, baroni sono sempre stati agli antipodi rispetto alla nostra idea di università. Ci hanno sempre detto che le baronie non esistono, che non dobbiamo demonizzare l’ingresso dei privati negli atenei; sono gli stessi che hanno accettato i tagli della legge 133 e li hanno scaricati sugli studenti con l’aumento delle tasse. Noi non vogliamo dare cittadinanza nelle nostre proteste a questi personaggi che cercano di rifarsi la faccia a nostre spese. La loro solidarietà è una farsa. Noi non siamo “amici dei baroni”, giù i baroni dal tetto!

Dall’aula magna sotterranea e facoltà di lettere e filosofia occupate

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