Fermare il ddl si può, ora! Appello da Palazzo Campana Occupato (Torino) verso il 25 novembre

Da martedì prossimo alla Camera dei Deputati inizierà l’iter finale di approvazione del DDL “Gelmini” destinato adistruggere l’università e la ricerca pubblica di questo Paese.Esattamente 367 giorni fa a Torino occupammo il rettorato dell’Università per denunciare i rischi che questa proposta dilegge si portava dietro. Essa racchiude in sé tutte le contraddizioni politiche e sociali che la nostra generazione si trova adover combattere: un futuro fatto di precarietà; la cancellazione della democrazia dai processi decisionali; lafinanziarizzazione della conoscenza; la ricerca insensata di profitto da ogni attività sociale e culturale.

L’attacco, come ripetiamo senza sosta da almeno due anni, è sistematico: colpisce la struttura dell’università e alcontempo ne azzera i fondi per ottenere un’obbligata privatizzazione. E sistematica è stata la risposta del mondo delsapere: siamo stati in grado di mettere in discussione le logiche del potere e la sua arroganza. Siamo riusciti a minare un consenso trasversale che il DDL aveva riscontrato fin dalla sua presentazione; abbiamosmascherato una cantilenante retorica sul “merito”, dimostratasi un cavallo di troia per privatizzazioni, riduzione didiritti, torsioni autoritarie. Accanto allo strumentale discorso meritocratico proseguono i tagli al diritto allo studio,distruggendo così le prospettive di migliaia di studenti e studentesse che vedono loro negata la possibilità stessa distudiare. La presunta volontà di premiare i “migliori”, senza garantire le medesime opportunità a prescindere dallecondizione socio-economiche di partenza, appare ai nostri occhi una presa in giro ed evoca un’idea che credevamo anacronistica: il classismo.

Una prospettiva che intendiamo rifiutare perché richiama politiche di esclusione, innalza muri che ritenevamo abbattuti,divide il paese tra chi può e chi non può. Oggi questo concetto lo troviamo scritto tra le righe di un DDL, rivendicato amale parole dai comunicati stampa del Ministero o dai “videomessaggi” su youtube. Consapevoli della forza delle nostre ragioni abbiamo occupato il 17 novembre palazzo Campana, oggi sede dimatematica e un tempo storico luogo delle mobilitazioni del sessantotto (fu una delle primissime ad essere occupata nel’67, dando il “la” alla contestazione studentesca). E sempre per le medesime ragioni l’assemblea degli occupanti, riunitiin un’aula magna strapiena, ha deciso di praticare il blocco della didattica, modalità che a Torino non era più stataadottata da decenni.

Il livello di maturità espresso dagli studenti, dai ricercatori e dai lavoratori apre profonde riflessioni sulle potenzialità diquesto movimento: oggi più che mai in grado di invertire una rotta intrapresa da una politica pensata per avvantaggiarel’interesse dei pochi sull’interesse dei tanti. Superata l’onda, la mobilitazione del mondo della conoscenza è capace diesprimere posizioni articolate e radicali, necessarie risposte ai tanti problemi che attanagliano la nostra generazione, apartire dall’università. L’attuale opposizione frontale a questa legge, richiede pratiche che obbligano il mondo dell’università ad uno scatto diconsapevolezza maggiore per rispondere, qui ed ora, a chi intende approvare la riforma. Oggi più che mai siamo (edobbiamo essere) in grado di coniugare un’enorme potenzialità costruttiva, frutto anche delle sinergie con tutte le partidell’università in mobilitazione, con una forte opposizione all’ennesimo (nel senso di ultimo, sia per il governo che pergli atenei) disegno legislativo calatoci dall’alto.

Martedì il DDL Gelmini sarà alla Camera per l’inizio della sua discussione e nel giro di pochi giorni potrebbediventare Legge di Stato. In questi pochi giorni spetterà a noi impedire l’approvazione di una riforma cheattenta al futuro di questo paese e della nostra generazione. Pochi giorni in cui noi studenti, su tutti, abbiamo l’obbligo morale di riunire ed organizzare le forze percontrapporci radicalmente all’approvazione finale della legge Gelmini.

Da martedì 23 novembre dobbiamo occupare le università, bloccare la didattica, riempire le strade. Tutto il paese dovrà scegliere da che parte stare: con l’università pubblica o contro di essa!


Palazzo Campana Occupato

Torino, 20/11/2010

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